Quali sono i riferimenti musicali
di Oronaye?
Dovendo parlare delle influenze musicali che sono
riscontrabili in Oronaye, è
d’obbligo citare primo fra tutti un musicista che forse solo gli ‘over 40’
conoscono: Mike Oldfield (per
approfondire il personaggio cliccate QUI).
Ma, attenzione!
I riferimenti contenuti in Oronaye sono attribuibili soltanto al
“primo” Oldfield, quello degli anni ’70, ovvero il ragazzo polistrumentista che
compose Ommadawn, Hergest Ridge e, naturalmente Tubular Bells… sino a Incantations. Oltre questo limite (ed
eravamo già negli anni ’80) Mike Oldfield perse quel “che”, e la sua musica non
fu più la stessa.
Nel booklet di Oronaye, Franco Del Moro ha voluto
espressamente includere un invito (in 3 lingue) rivolto a Mike Oldfield, perché
ritorni sui suoi passi, ovvero ricominci oggi a fare musica come la faceva
allora, con la stessa passione e la stessa intensità… si spera che in un modo o nell’altro questa preghiera giunga alle
orecchie del diretto interessato…
Tutti coloro che hanno amato la
produzione giovanile di Mike Oldfield e, per estensione, il rock progressivo di
quegli anni, avranno quindi più di una scossa ascoltando Oronaye, perché vi ritroveranno
l’atmosfera di allora (chiarissimi, ad esempio, i richiami negli attacchi di chitarra
elettrica).
Tuttavia se le radici di Oronaye affondano nel pop sinfonico
degli anni ’70, i frutti maturano oggi, vi sono dunque anche altre ispirazioni,
più attuali in questo cd.
Vi si
ritrova per esempio il gusto delle melodie pure ed essenziali di Yann
Tiersen (quello di “Amèlie”), molto amato da Franco Del Moro per le sue
“miniature musicali”, soprattutto quando realizza i suoi delicati affreschi di
violino e fisarmonica, e per la semplicità con la quale riesce a evocare
sensazioni profonde con semplicissimi fraseggi di pianoforte.
Sempre a proposito di pianoforte occorre citare anche Ludovico
Einaudi - sarà per la vicinanza geografica fra Murazzano, il paese
dell’Alta Langa dove Del Moro vive, e Dogliani, il paese originario della
famiglia Einaudi - la cui eleganza formale e il suono cristallino dei suoi
lavori è un riferimento per chiunque ami mettere le mani sui tasti bianchi e
neri.
Per concludere i melomani più attenti potranno ritrovare in Oronaye anche alcune citazioni colte,
ossia dei veri e propri “omaggi” che Del Moro ha voluto inserire nella sua
opera per attestare la sua stima ad alcuni grandi musicisti del passato:
l’organista tedesco Johann Pachelbel e il suo celebre “Canone”, Antonio
Vivaldi e, infine, il “Concierto de Aranjuez” di Narciso Yepes.
Oronaye è un’opera sinfonica che dura un’ora e un quarto e contiene
qualcosa come più di trenta linee melodiche e oltre cinquecento sovraincisioni…
ecco il perché di così tanti riferimenti.
Potrete avere tutto questo per soli
dieci euro… e se ancora non basta, a tutti coloro che acquisteranno una copia
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Selae, la nostra rivista letteraria, da cui tutto nasce.
Per una manciata di spiccoli vi
offriamo un piccolo bastimento artistico di valore assai più elevato…
Jacques Caldèr, un musicista belga, a cui è stato
inviato ORONAYE, ci ha inviato una mail in cui dice…
«…È una
musica ricca di paesaggi sonori e immagini suggestive costruiti con uno stile
personale e una orchestrazione ricchissima di strumenti. “Oronaye” è fatto di
strutture apparentemente fragili ma in realtà piene di energia, che danno luogo
a straordinarie invenzioni liriche. Il musicista è riuscito a dare alla natura
una forma musicale che ne ha lo stesso colore e gli stessi profumi usando le
note anziché le parole.
…Franco
Del Moro ci parla dell’alba, di foreste popolate di animali, di sorgenti e di
fiumi, di montagne e di nuvole… ma questa volta lo fa usando i suoi strumenti
anziché carta e penna. Direi che va ascoltato possibilmente con la schiena
appoggiata a un albero.»
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